Un mondo al buio, dove la luce è soltanto un ricordo. Eppure Antonio Andaloro, 56 anni, originario di Milazzo, in provincia di Messina, ex decoratore di mobili antichi, è diventato chef. Tutta colpa di quella retinite pigmentosa alla quale, come se non bastasse, si è aggiunto il morbo di Stargadt, una rara malattia oculare caratterizzata dalla perdita progressiva della vista.
Tre anni vissuti nel dolore sfociati in un intenso stato depressivo, la paura di non riuscire più a vivere come prima. Poi un giorno, quasi d’improvviso, la svolta. “Mi sono detto – racconta Andaloro – che continuare così avrebbe significato morire a poco a poco e allora nel 2006 ho deciso di cambiare, iniziando dal nome. Antonio ha lasciato il posto ad Anthony, è questo oggi il mio nuovo nome”. L’uomo ha deciso di mettersi nuovamente in gioco e, con il tempo, è riuscito a inventarsi anche un mestiere, complice la sua vecchia passione per la cucina e il buon cibo.
Anthony Andaloro, deriso a lungo da chi non credeva nelle sue capacità, oggi è uno chef di fama internazionale, vincitore di numerosi premi, fiduciario della delegazione per la disabilità dell’associazione Disciple d’Auguste Escoffier, presieduta dallo chef Giovanni Lorenzo Montemaggiore.