Il titolo in Borsa era salito del 5,07 per cento: uno spiraglio di luce per la Juventus in piena pandemia.
Ma a provocare il rialzo era stata la diffusione di un comunicato “falso”: è qui che si configura l’accusa di aggiotaggio, quella che spaventa di più i vertici del club che solo per questo reato rischiano fino a 12 anni di carcere.Il falso comunicato sugli stipendi tagliati che inguaia la Juve
L’inchiesta sui bilanci. L’accordo fittizio fece salire il titolo in Borsa del 5,07%: ipotesi di aggiotaggio
TORINO – Ieri il terremoto, tutto il CdA della Juventus si è dimesso, a cominciare dal presidente Andrea Agnelli. Una decisione che arriva 24 ore la passerella dell’Allianz Stadium sul tema delle seconde squadre davanti a tutti i vertici del calcio italiano (da Gravina a Casini), con tutta la Juve che conta al gran completo. Solo volti sereni. Nonostante lo scorso 24 ottobre la Procura di Torino avesse notificato ai componenti del CdA della Juventus, a dirigenti con responsabilità strategiche, ai componenti del collegio sindacale e al revisore legale, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari iniziate nel corso dell’estate del 2021 riguardo presunte irregolarità relative ai bilanci delle stagioni 2018/2019, 2019/2020 e 2020/2021.
Il numero degli indagati saliva quindi a 16, tra cui il presidente bianconero Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved e l’ex responsabile dell’area sportiva Fabio Paratici, oltre all’attuale amministratore delegato Maurizio Arrivabene. Aumentavano anche i capi d’accusa rispetto all’inizio delle indagini, il principale resta quello di «falso nelle comunicazioni sociali (falso in bilancio)» e «false comunicazioni rivolte al mercato» trattandosi di società quotata in Borsa. Più precisamente si parla dell’ipotesi di reato di «ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza (Consob)» e del delitto di «aggiottaggio informativo». Ad alcuni indagati è stato contestato anche il reato di «dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti, essendo emerso secondo i pm come Juventus abbia corrisposto ad agenti somme per prestazioni che non hanno trovato riscontro e che pertanto sono considerate inesistenti con contestuale danno all’Erario per indebita detrazione di IVA». La nota della Procura segnalava inoltre la richiesta respinta dal Gip per l’applicazione di misure cautelari per alcuni indagati, decisione contro la quale è stato depositato appello. Parallelamente anche la Consob si era mossa nuovamente pure sull’ultimo bilancio, da qui i due rinvii dell’assemblea degli azionisti diventati tre ieri sera: ora è convocata al 18 gennaio 2023.
Chiesto il rinvio a giudizio di 12 persone fisiche e della società: imputati Agnelli, Nedved, Paratici e Arrivabene.