Lo strato superficiale della Luna è ricchissimo di ossigeno, sufficiente a permettere la respirazione dell’intera popolazione umana per centomila anni.
L’amministratore della NASA Bill Nelson ha appena annunciato che il ritorno dell’uomo sulla Luna è stato posticipato a “non prima del 2025”, facendo saltare la scaletta originaria della missione Artemis, che prevedeva l’allunaggio della prima donna e della prima persona nera entro il 2024. Nonostante questo slittamento, legato soprattutto a una causa legale di Blue Origin di Jeff Bezos ma anche alla pandemia di COVID-19 e a problemi con le nuove tute spaziali, non sono cambiati i piani più ambiziosi della “riconquista” della Luna dopo le missioni Apollo. Stavolta, infatti, andremo lì per restarci, sia in orbita che sulla superficie o sotto di essa, all’interno dei “lava tubes” che si snodano nel cuore del satellite. Quel che è certo è che per costruire le prime colonie umane sarà fondamentale recuperare risorse direttamente in loco, come il prezioso ossigeno, utile sia per la respirazione degli astronauti ma anche come propellente per le navette spaziali. La Luna, anche se può apparire poco intuitivo, è ricchissima di ossigeno, tanto che nel suo strato superficiale ne è racchiusa una quantità sufficiente per far respirare l’intera popolazione umana (otto miliardi di persone) per ben centomila anni.
A fare questo calcolo è stato il professor John Grant, scienziato specializzato in Scienze del Suolo dell’Università della Croce del Sud, un ateneo australiano con sedi nel Nuovo Galles del Sud e nel Queensland. In un appassionato articolo pubblicato su The Conversation lo scienziato ha sottolineato che la debole atmosfera lunare, composta principalmente da idrogeno, argon e neon, non può supportare la vita di mammiferi che respirano ossigeno come gli esseri umani.