Il fuoriclasse costretto a sollevare la coppa con addosso un bisht: insomma, i diritti anche no, ma i petrodollari sì fino all’ultimo.Ognuno è libero di esprimere le proprie convinzioni, in modo rispettoso, ma quando si tratta del campo di gioco bisogna proteggere il calcio”. Parole e musica di Gianni Infantino, l’uomo che aveva promesso di tirare fuori il mondo del calcio dalla melmosa era di Sepp Blatter e che invece ne perpetua degnamente la tradizione, sublimando le controversie di una Fifa che sembra sempre più una conventicola privata che gestisce una fetta non indifferente di soft power internazionale utilizzandolo per legittimare i propri interessi.Nella foto più bella della carriera di Leo Messi, nel giorno del trionfo mondiale finalmente divenuto realtà a 35 anni, la maglia dell’Argentina è scomparsa. Coperta da una lunga tunica nera con ricami dorati, fatta indossare al campione – sorridente ma imbarazzato – dall’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, davanti allo sguardo complice del presidente della Fifa, Gianni Infantino. Al momento della premiazione il numero dieci è stato vestito con un Bisht, un mantello tradizionale arabo – indossato dai soli uomini – che simboleggia prestigio, regalità e ricchezza. Non è un caso che ciò sia avvenuto il 18 dicembre, la festa nazionale del Qatar perché giorno dell’unificazione, avvenuta nel 1878.
